lasciate ogni speranza voi che entrate

lasciate ogni speranza voi che entrate

giovedì 25 agosto 2011

Asso beach e le estati di una volta...

Proprio in questi giorni ho affrontato l’argomento turismo in Vallassina e con certezza posso dire che le estati di una volta non esistono più. Se sul sito di qualche comune si possono ancora leggere i numeri che segnano un aumento demografico in estate, come a Sormano e Civenna, ad Asso no, qua non si può più. Nel giro di 15 anni ,circa, quello che era rimasto della villeggiatura estiva è scomparso. Certo non è l’unico paese a risentire dell’abbandono, ma è quello che ha sicuramente accusato il colpo più grosso. Quando ero piccola, l’estate in paese era davvero bella e si sentiva la presenza di chi per il resto dell'anno non si vedeva. Ricordo che nella zona dove abito erano in tanti ad uscire in campagna, e soltanto nella casa di fronte alla mia, c’erano almeno 5 famiglie che, anche solo nel weekend, fuggivano da Milano e dintorni per rifugiarsi al fresco della valle. La signora Lia, di cui non so più nulla, era una donna alta, con i capelli grigi raccolti e lunghi grembiuli. Lei ogni compleanno mi faceva un regalo e quasi tutte le mattine, con la nonna, si andava a trovarla in cortile, guadagnandoci un biscottino o una caramella. Devo dire che qualcuno non mi stava particolarmente simpatico ma con l’amica Daniela recuperavo alla grande. Lei, con la sua famiglia, stavano in affitto un poco più sopra, nella casa che i miei vicini hanno sempre riservato ai villeggianti e tra i più affezionati c’erano il signor Bruno e sua moglie, che mi sembra ancora di vedere. Lui seduto al piano e lei nascosta dietro le lenti sfumate degli occhiali che si intonavano ai capelli color rame. Poi c’erano gli amori dell’estate :)…nella “casa rosa”, fatta costruire circa una ventina di anni fa dagli attuali proprietari, la bella figlia, all’epoca teenager, era corteggiatissima, sia dai ragazzi del posto che dagli stessi concittadini milanesi e sul portone di casa era già buono se non si presentavano in due a suonare il campanello…ma tra i due litiganti il terzo gode… né il ragazzo con la moto da strada né quello con la subaru blu, che lucidava immancabilmente ogni sabato, sono riusciti a conquistarla ma posso solo dire che la villeggiatura fu galeotta. Lui di Asso e lei di Milano si sono sposati e vivono in città, ma nel fine settimana a volte ritornano. Che belle quelle estati da piccoli, quando il tempo scorreva in un modo diverso e tre mesi di vacanze estive sembravano non finire mai…l’unica cosa che mi è rimasta di allora sono i rumori, a cui sono molto affezionata e  che mi danno un vero senso di appartenenza a questo posto. Dovendo dormire con le finestre aperte per il caldo, ogni volta che sento le moto sfrecciare in circonvallazione e gli aerei sorvolare il cielo, so di essere a casa.

N. b. Una nota simpatica: la nonna del mio amico Fede, che da sempre affitta casa a Mandello, un anno avrebbe voluto venire in villeggiatura a Valbrona, ma un inconveniente di percorso le ha fatto abbandonare l’idea. Aveva trovato chi le affittava l’appartamento, ma nel pacchetto si sarebbe ritrovata i padroni di casa a fare il bagno la domenica. : ) sembra incredibile ma siccome la famigliola aveva lavorato duramente tutto l’anno per fare il bagno nuovo, nei giorni di festa avrebbero voluto adoperare la vasca, facendo incursione dagli affittuari che a quel punto hanno rinunciato all’appartamento…e per paura di ricevere qualche altra proposta strana la nonna di Fede e i suoi, sono rimasti a Mandello : )… un bel modo di fare affari!

venerdì 12 agosto 2011

Omaggio a Turati e a quello che è "per tutti"


"L'azione parlamentare socialista è il riflesso - ed è a sua volta una causa - dell'imperfetto sviluppo del concetto socialista nella coscienza proletaria: non si vince che aiutando lo svolgersi di questa coscienza. L'indennità è uno strumento decisivo a questo sviluppo". ("Critica Sociale", a. XVII, n. 2, 16 gennaio 1907, p. 17-20.) Questo documento, conservato dalla Fondazione Filippo Turati, parlamentare socialista, nato a Canzo e quindi nostro concittadino, introduce un tema che vorrei ribadire come fondamentale e che questa epoca sta calpestando, cioè dare a tutti le stesse possibilità, indipendentemente dalla classe sociale. Con l’introduzione dell’indennità ai parlamentari, nel 1907 con Giolitti, anche le persone di umile provenienza, come gli operai, hanno avuto la possibilità di lasciare il loro lavoro per dedicarsi alla politica, perché meritevoli di rappresentare una parte della nazione conquistata dalle loro idee. Oggi di questo principio cosa ne resta? I parlamentari sono diventati delle avide sanguisughe, altro che giustizia sociale! E i poveri sono sempre più poveri. Come dobbiamo interpretare, a più di 100 anni di distanza, una simile inversione di tendenza? Io mi riferisco ad un contesto più ampio, come l’istruzione e il mondo del lavoro che non possiamo certo dire essere per tutti. è deludente vedere come in un secolo, al posto che applicare questo principio in ogni parte vitale della società, si sia preferito creare solo caste. Sarebbe bello poter tornare  a credere che nella vita si possa riuscire a realizzare tutto quello che si vuole, solo con l’impegno e un po’ di capacità, ma purtroppo sembra solo una bella favola.Però possiamo non arrenderci e resistere.

giovedì 11 agosto 2011

Quando un franco vale quanto un euro

Una generazione di sfigati ecco quello che siamo…torno dalla svizzera e come sempre devo fare i conti con un franco che vale quanto un euro. Una brutta situazione vista da dentro e vista da fuori. I frontalieri, come in Italia altri immigrati, “rubano il lavoro” ma noi cosa facciamo perché le cosa vadano bene? Noi, come gli altri andiamo a cercare un’occupazione dove c’è, cosa dobbiamo fare rimanere a rimbalzare tra uno stage e l’altro fino a 40 anni e sperare che una volta scaduto il contratto lo rinnovino…quanto tempo si può vivere così? Cosa diavolo possiamo costruire così? E allora c’è chi parte e trova quello che voleva :guadagnare, anche se è pagato meno degli altri. A qualcun altro però non va bene, ma al posto che prendersela col suo vicino di casa che sottopaga i lavoratori incolpa il solito poveraccio di danneggiare la sua società, perché adesso c’è disoccupazione anche dove prima non c’era. Ma perché non ci facciamo un bell’esame di coscienza! Perché non smettiamo di perseguire solamente il guadagno economico e pensiamo al beneficio sociale, che sul lungo periodo, possono dare certe politiche. Io non invoco l’autarchia ma qualche cavolo di regola potremmo darcela anche se non è scritta, in fondo il buon senso dovrebbe venire prima di tutto. E poi il lavoro va pagato, certo in base alle competenze che una persona ha, non si pretende di diventare ricchi ma di vivere in modo dignitoso, quello si. Una volta si passava dall’apprendistato per imparare un lavoro, gradualmente raggiungevi una maggiore competenza e di pari passo si adeguava anche la retribuzione, oggi invece l’unico apprendista rimasto è Harry Potter cavolo! Ci vuole una speranza per poter continuare a credere in quello che si fa e non saranno di sicuro le menzogne a mitigare l’insofferenza di un sistema che implode perché è finto come la Barbie. Sono stanca di sentire che i giovani non hanno voglia di lavorare, sicuramente qualcuno c’è come del resto in tutte le epoche. La verità è che la beneficienza si basa su altri presupposti!

lunedì 8 agosto 2011

The original "pomp" in Vallassina



Ho promesso di non  svelare i nomi in cambio del permesso a pubblicare queste foto storiche. Questa sera per lavoro stavo cercando delle vecchie foto del paesello e ho pensato di dare un occhio a quelle di famiglia…a parte l’emozione di rivedere alcune persone che purtroppo non ci sono più, la cosa per certi versi è stata anche divertente. In quasi 100 anni di fotografie ho visto come la moda è cambiata e ritornata, proprio come i capelli a banana che usano ancora i rockabilly… e che negli ultimi anni è stata ripresa da stilisti e acconciatori di tutto il mondo per sfilare in passerella. La pettinatura vintage era definita “pomp” e sia bambini che adulti erano pettinati così negli anni ’50, anche ad Asso! Un vero tuffo nel passato. Da fare.




mercoledì 3 agosto 2011

Storie di malattia e di "streghe" che non si bruciano più

Una volta anche sul Lago e nella Brianza si facevano i processi alle streghe e sui roghi bruciavano delle donne colpevoli, nella maggior parte dei casi, solo di aver preparato dei rimedi curativi con erbe o in qualche modo alternativo alla medicina tradizionale. Ad ascoltare i racconti delle nonne sulle pratiche utilizzate per l’igiene o per curarsi non credo che si possa fare molta distinzione da quello che facevano le “streghe”. Sembra di fare un tuffo nel medioevo a sentire certe storie perché nell’epoca degli integratori e delle barrette energetiche fa impressione pensare che qualcuno al giorno d’oggi utilizzi dei chiodi se gli manca il ferro. Questa mattina ero in ospedale con mia nonna e mentre aspettavo che finissero le visite, provavo a leggere il mio libro ma sono stata catturata dai discorsi che un’altra nonna faceva alla nipote, che come me sorrideva allibita di ciò che stava udendo. La questione era che alla nonna, secondo le analisi del sangue, mancava il ferro, non so se la situazione persistesse da tempo oppure no, ma sta di fatto che il suo medico gli avrebbe consigliato di mettere dei chiodi nelle mele e poi una volta estratti di mangiare il frutto per acquisire il ferro…una cosa strana no? Ma la cosa ancor più strana è che la signora non gradisce mangiare la mela sporca e allora i chiodi li mette nell’acqua…li lascia a mollo una nottata e se l’acqua diventa troppo scura  la allunga un po’. Alla ragazza è venuto il mio stesso dubbio “ma non diventano ruggine quei chiodi?” e la risposta è stata che “i chiodi di una volta la ruggine non la fanno e bere quell’acqua non fa nemmeno schifo perché non sa di niente”…io che fin dall’asilo sono stata tirata su a fialette e punture mi chiedo come mai  non ci ha mai pensato nessuno a questa alternativa J Il mio nuovo motto è “Una mela con chiodi al giorno toglie il medico di torno”.