lasciate ogni speranza voi che entrate

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venerdì 30 marzo 2012

come vai al san primo? "in motorino"


È tanto che non ho un’ ispirazione così convincente, e questa mattina ho vissuto davvero una stranezza degna di merito...prima di mezzogiorno sono arrivata in cima al san primo, sotto un cielo azzurro battuto dal vento, camminando senza incontrare nessuno per tutta la strada. Non sentivo quasi nessun suono se non quello dell’aria e di qualche animale. Un deserto fatto di erba bruciata al sole e pietre. Poi mi sdraio un po’nell’erba a riposare e sento il rumore di un motorino e penso “che strano”, il rumore si fa più vicino e allora credo sia un trial che sta salendo per il sentiero. Dopo poco apro gli occhi e vedo un tipo in lontananza che si avvicina portando a mano un motorino…e arriva fin quasi sotto la vetta con un cinquantino, credo fosse una vespa, che puzzava di colato e lui sotto lo sforzo quasi non respirava più. Una cosa assurda, come vedere in città un tipo con pinne e boccaglio che gira per le vie del centro…ma che cazzo ci fa uno in motorino in vetta al san primo? Questo affascinante mistero poteva essere svelato se solo gli avessi chiesto qualcosa, ma non mi andava di spezzare la magia di questa storia…così ognuno potrà dare una sua risposta a questa follia. Il motorino comunque fino in cima non ci è arrivato, l’ha parcheggiato facendogli anche la polvere dallo specchietto e lui ha proseguito per qualche metro a piedi, per poi scendere quasi subito e riportarsi a braccio il povero mezzo a due ruote, rischiando pure di cadere giù per i prati perché sul sentiero tutto sconnesso la moto non teneva la strada. I commenti dei signori in camicia di flanella a quadri, sopraggiunti subito dopo, sono stati lapidari: “questo qua c’ha i sassi in testa, non ho mai visto niente del genere” oppure “dirgli che è un asino è offendere un animale”… “ma vedi te questo, sta mattina si è alzato e ha detto -va che mi faccio un giro in motorino fino in san primo.” ahahahah…insomma ha creato davvero molto scompiglio e incredulità tra i frequentatori della montagna che oggi avranno questa storia assurda da raccontare J e avvertendoli che l’avevo fotografato, con uno scatto rubato e messo in internet, mi hanno anche incoraggiata a mettere una bella didascalia J

domenica 30 ottobre 2011

Strani incontri sotto i corni di Canzo



Dopo gli avvistamenti dei folletti nella foresta…quelli scolpiti nei tronchi dello spirito del bosco, ho scoperto che le cose strane sono ben altre… i milanesi, a parte il fatto che sono insopportabili quando tornano dalla loro scampagnata in montagna andando a 40 all’ora sulla Arosio Canzo, mentre tu stai facendo tardi al lavoro e alzargli il dito medio non ha prezzo, hanno pure il coraggio di salire a terz’alpe con gli scarponi rigidi da ghiaccio e le racchette, nemmeno stessero  andando a tre mila metri…ma i giapponesi? Che immancabilmente armati di macchina fotografica scattano mille scatti al secondo a tutto quello che si muove e non, come se stessero in piazza duomo... la cosa più strana in assoluto che ho scoperto questa mattina però è che esiste un gruppo escursionistico politicizzato, niente meno che leghista, il cui nome è "lupi delle alpi"…all’inizio, vedendo questi tipi con sta specie di divisa strana, siamo rimasti un po’ perplessi e incuriositi , ma per fortuna la mitica Silvia, che fa bene il suo lavoro di pr, ha chiesto “ciao. ma voi chi siete? siete per caso scout?” e loro “No, siamo i lupi delle alpi”. Silvia, tr buona, ha detto pure “che carini”…io non so sinceramente bene di che cosa si tratti, ho solo visto che portano un un sole delle alpi di colore rosso al braccio e ho potuto dare un occhio al loro sito internet, che glorifica tutto ciò che è nordico, passando da canzoni di de sfros a inni tedeschi, oppure a "el me gatt" o "povera rosetta"…anche se ho i miei seri dubbi che le loro imprese sarebbero osannate da qualche vero montanaro doc, perché mi sembrano alquanto confusi e sinceramente non sentivo il bisogno di “un movimento giovanile che nasce in seno all'area culturale etno-regionalista alpino-padana”…e guardate che non l’ho detto io... ma lo scrivono loro :-)

sabato 1 ottobre 2011

Un paese dei balocchi?


La festa del cavallo ad Asso me la ricordo uno spettacolo: sbandieratori e banda che dall’oratorio alla piazza mercato coloravano e riempivano il sabato del villaggio. Mio papà, poi,  mi portava a cavalcare i pony. Sia oggi che l’anno scorso però la festa me la sono persa, e la sensazione è proprio quello di arrivare al campanello e non avere il drink giusto per entrare al party L Non capisco come sia possibile che alle quattro del pomeriggio sia già stato tutto sbaraccato, con grande tristezza mia e di Gloria. Non è che tutti vanno a scuola e possono vedere i cavalli al mattino... Io, per questo post, ho preso spunto dagli ultimi esemplari , caricati a forza per far rientro a casa, dato che tra di loro c’era pure un ciuchino, o Lucignolo se vogliamo. Il piccolo somaro di salire sul carro non ne voleva proprio sapere e diciamo che i padroni non gli hanno fatto troppe gentilezze per convincerlo, anzi. Io non amo nemmeno quegli stupidi che agli animali fanno di tutto, li portano in borsa o gli mettono i bigodini, ma i maltrattamenti sarebbero da punire con la legge del contrappasso. Il povero ciuchino si dimenava per la paura e vederlo in quelle condizioni non so proprio che piacere può aver fatto agli spettatori e soprattutto ai bambini, che invece il pese dei balocchi hanno ancora il diritto di sognarlo. Sul carro per il trasporto c’erano già altri tre asini e lo spazio era davvero claustrofobico. Così mi è venuto in mente Lucignolo, quando sotto le frustate di Mangiafuoco, è stato costretto, insieme a Pinocchio ad ubbidire agli ordini dell’odioso padrone. E se dobbiamo trovare un cattivo anche per questa storia, non credo di avere molti problemi. Anche il contesto di questa settimana era particolarmente adatto per un racconto…al posto della balena noi abbiamo i siluro nei laghi briantei…e a me fanno ancora più paura. Quando ero alle elementari mi ricordo che si raccontavano già leggende metropolitane su questi pesci, tipo che avevano mangiato un cane sulle spiagge di Onno…forse non era vero ma la cosa non è così impossibile, visto che arrivano a pesare più di 100 chili e nel loro stomaco è stato trovato veramente di tutto. Per concludere, però, propongo una fatina un po’alternativa: visto le temperature tropicali, nonostante l’inizio dell’autunno, oggi al lido del Segrino c’era chi prendeva il sole in toples e allora per una volta premiamo l’azzardo, nel senso più buono del termine. E spero che Pinocchio impari a non rispettare le gerarchie perché gli è imposto ma che scelga i suoi capi per la stima e per il rispetto.

domenica 25 settembre 2011

Il risveglio autunnale della valle




Benvenuto autunno! So che tanti questa frase non lo sopportano ma io me ne frego. A me l’autunno piace un sacco. Questa mattina il cielo era avvolto dalla tipica nebbiolina umida autunnale, mi sono messa i mie scarponi e sono andata a farmi un giretto in valle (in montagna ci vado domani J) …Anche se nessuno se la fila di striscio, la zona che costeggia il Lambro, sulla vecchia strada per Rezzago, è un piccolo angolo incantato, dove vagare indisturbati senza incontrare anima viva, appunto. La valle Bassa si raggiuge passando dal bosco, passando prima tra gli archi delle piante di nocciolo per arrivare in una pineta, piantata ai tempi in cui mia mamma faceva le scuole dell’obbligo, dagli studenti di Asso, in un periodo, gli anni ’60, in cui si cominciava a prestare attenzione alla salvaguardia della natura….bè, anche se forse era meglio non metterli, quei pini, disposti in fila uno all’atro, sono proprio belli e misteriosi, uno di quei posti che apprezzerebbe anche David Lynch per quei lavori che esplorano il lato oscuro, con qualche soggetto inquietante come “i gufi non sono quello che sembrano”. Io, infatti, quando sono immersa li dentro mi ritrovo a pensare a delle storie, e come nelle favole immagino uno di quei lupi neri che correndo con gli occhi infuocati seguono le tracce della sua preda…che cmq non vorrei essere io ed allora vorrei indossare un mantello dell’invisibilità, per sfuggire a tutto e restare ad osservare ciò che succede indisturbatamente. Ma tornando alla realtà, quella valle mi ha affascinato sin da piccola, quando nelle notti d’estate i punk, attrezzati di torce per camminare al buoi o al chiaro di luna, imboccavano il bosco per raggiungere la vecchia cascina sul fiume, che ancora non è stata abbattuta, e ritrovarsi per passare la notte attorno ad un fuoco in cerca di qualche visione nell’oscurità, rotta solamente dal suono dei tamburi e dalle loro risa. L’autunno è la stagione migliore per stare in questi posti, perché le luci e i colori, che passano dal verde scuro a varie tonalità di grigio, rendono tutto ancora più impenetrabile. Già si raccolgono le castagne, salendo in valle Alta e alla conca di Enco…ora aspetto solo di avere qualche pomeriggio libero per andare a raccoglierne un po’, immaginando di ritornare verso casa tra i profumi della prima  legna bruciata nei camini e con borse piene da fare arrostire sul fuoco in giardino.


giovedì 22 settembre 2011

Quando la modernità genera mostri...e la fabbrica è il centro commerciale

La modernità genera mostri, questo è sicuro. E  ultimamente mi sono accorta di alcune dinamiche che si sono create all’interno dello spazio umano, che si chiama centro commerciale, fatto per soddisfare buona parte dei nostri bisogni, per il maggior tempo possibile. Si può mangiare, in più di un locale, si possono trovare ogni tipo di genere di commercio, ci sono i giochi per i bambini, l’aria condizionata per gli anziani che possono rinfrescarsi su una panchina, mangiando un gelato, servizi igienici, il parrucchiere e tutto quello che permette ad una persona di viverci per diverse ore, se non  per un’intera giornata. Oltre a chi ci trascorre tanto tempo perché vi lavora, c’è anche qualcuno che l’ha preso come una seconda casa, anzi, come un rifugio, dove trovare conforto e un rimedio alla solitudine. Ci sono tante storie che si intrecciano dentro questo cubo di cemento, un po’ come in un reality, la vita degli altri è sotto la lente di ingrandimento. C’è un tipo, sui trentacinque anni dai capelli biondi ingellati, che riconosco sempre, perché è il cassiere del discount dove vado a fare la spesa. Lui lavora in un altro complesso, ma tra un turno e l’altro abbandona quel posto, che probabilmente non lo soddisfa, e si siede ai tavoli del fastfood oppure del bar per mangiarsi un panino, sempre da solo con i suoi occhiali scuri, che gli danno un aria particolarmente strana. Sembra un personaggio stereotipato che rappresenta le ambizioni di un nomo che ha voluto spostare il suo mondo in un centro commerciale, dove trova un’identità. Sono arrivata alla conclusione che si “infiltra” nell’habitat in cui, probabilmente, vorrebbe lavorare, restando in incognito fino a che non sarà riuscito a conquistare la sua posizione li dentro, ma nel frattempo e inizia ad affermarsi passo passo con la sua presenza continua. Un cassiere frustrato, perché al posto che lavorare in supermercato di fama ha trovato impiego in un negozio meno prestigioso, ma che vorrebbe stare nel “paradiso dello shopping”. A quel punto, forse, toglierà gli occhiali scuri per lasciare il posto ad un bel sorriso di commesso realizzato. Poi c’è chi, come il sosia di Elvis, ha sognato per mesi di lavorare li e poi si è licenziato per divergenze di opinioni, perché soprattutto le persone motivate, se deluse, possono rendere esplosive le situazione. Ma  nonostante questo, lui al centro commerciale si può dire che ci abita e se non è alle prove col suo gruppo di cover lo trovi a qualsiasi ora del giorno a vigilare sugli acquirenti. C’è la signora “Che bello” che se si infila un negozio non ci esce più fino a che ha detto “che bello” a qualsiasi articolo e ha fatto venire un esaurimento nervoso alle commesse. Infine, ci sono quelli che la spesa  vogliono farla quando gli pare a loro e vengono richiamati più di una volta ai microfoni quando il negozio è in chiusura…le cler sono già quasi abbassate e fanno andare a casa i lavoratori in ritardo e con le palle girate! Insomma una gabbia di matti.

martedì 13 settembre 2011

Quando percorrere 50 chilometri si trasforma in un’Odissea… Trenord sa come regalare emozioni


Inizierei questo mio racconto con una bella fila di insulti ma tutto sommato, stupida pure io, come ho fatto a non pensare che un aperitivo a Milano mi potesse incasinare la vita? Reduce da due anni come pendolare sulle Nord avrei dovuto metterlo in preventivo che qualche ritardo del caxxo, mi avrebbe lasciata a piedi…e così ieri sera, mentre aspettavo che il passante in Garibaldi mi portasse in Bovisa a prendere la coincidenza con l’ultimo treno diretto ad Asso, il dubbio ha cominciato ad assalirmi…sul tabellone scorrevano i numeri che indicavano il ritardo del passente, che si faceva sempre più grande. Per 5 minuti sono fuori, anzi giù dal treno e l’unica alternativa rimasta è stata arrivare almeno fino a Seveso, dove mi è toccato aspettare 1 ora il pullman sostitutivo. Caro aperitivo quanto mi sei costato…a parte i rincari dei biglietti davvero osceni: 10,30 euro andata e ritorno, più i biglietti della metro che sono aumentati 50 centesimi (costa quasi meno andarci in auto e ho detto tutto) ho perso davvero un sacco di tempo e io odio perdere tempo! Da quando mi sono messa in viaggio verso le 20, sono riuscita ad arrivare a casa, sana e salva, solo alle 22,30 passate...fortunatamente in compagnia di un autista simpatico, che mi ha raccontato le sue avventure del turno di notte, fatte anche di sacrifici e di qualche spavento. Così mi sono consolata facendo due chiacchere e anche la rabbia mi è sbollita. È vero che in questo periodo sono più incaxxata del solito ma con Trenord, la nuova locuzione della compagnia ferroviaria, la pazienza è difficile non perderla. Ma la lezione devo dire che l’ho imparata: mai fidarsi!